Filosofo e fisico tedesco. Professore di Fisica induttiva
all'università di Zurigo, nel 1877 diresse, insieme con W. Wundt e altri,
la "Rivista trimestrale di filosofia scientifica". Considerato uno tra i
maggiori scienziati-filosofi della seconda metà del XIX sec., fu con E.
Mach il massimo rappresentante della concezione filosofica nota col nome di
Empiriocriticismo o Empirismo radicale, da lui sviluppata pressoché
contemporaneamente a Mach, ma in maniera indipendente. Riallacciandosi a Hume,
considerò la sensazione (esperienza pura) come la fonte prima di ogni
vero sapere, respingendo come illusioni i concetti di
sostanza,
causa,
io, in quanto non risultanti dall'esperienza. Anche i
concetti di
atomo,
massa,
forza, non sarebbero che
strumenti fittizi (non corrispondenti, cioè, a identità obiettive)
per la sistemazione dei dati sensibili secondo schemi razionali. Poiché
l'io altro non è che l'insieme dei dati percepiti, non risulta esservi
alcuna distinzione tra soggetto e oggetto, identificandosi entrambi con una
unica realtà psicofisica. La somiglianza e la regolarità dei
fenomeni consente alla coscienza, che non dispone di un infinito potere di
rappresentazione, di raggruppare moltissime cose, tra loro diverse per alcuni
particolari, in un unico concetto o nella formula di un'unica legge. Concetti e
leggi hanno perciò un carattere di economicità. Non esprimendo
delle verità immutabili, ma mirando all'economicità, la scienza si
modifica e progredisce col tempo, secondo il principio dell'evoluzione. Quanto
alla filosofia, essa rappresenta contemporaneamente la somma dei risultati
ultimi delle singole scienze e la critica dei concetti e dei metodi scientifici.
Le sue opere principali sono:
La filosofia come pensiero del mondo secondo il
principio del minimo sforzo (1876);
La critica dell'esperienza pura
(in 2 volumi, 1888-90);
Il concetto umano del mondo (1891) (Parigi 1843 -
Zurigo 1896).